Sant’Agostino Vescovo e dottore della Chiesa Cattolica.
Sant’Agostino Vescovo
.
Sant'Agostino
nacque a Tagaste il 13 novembre 354 da Patrizio e da Santa Monica. In giovinezza era un seguace dell'eresia
manichea ed ebbe una vita disordinata pur studiando a Cartagine, Roma e a
Milano. Seguito sempre dalla madre e con il suo aiuto e le sue preghiere ed illuminato dalla guida di Sant'Ambrogio si converti al
cristianesimo combattendo contro il materialismo con il "principio
dell'interiorità", infatti con lo studio dei filosofi antichi riuscì a
scoprire all'interno del proprio io la luce del vero per arrivare alla
percezione di Dio. Fu battezzato il 25 Aprile 387 e
quindi tornò in Africa per condurvi una vita monastica di preghiera e di
studio. Fu ordinato sacerdote nel 391 e quindi divenne vescovo di Ippona. Mori
nel 430 mentre era in atto l'assedio dei Vandali. Sant'Agostino è stato un grande combattente delle eresie. Riuscì nei 40 anni di apostolato a diffondere la dottrina cattolica
dalla sua città di Ippona a rischio della sua stessa vita. E' stato il primo
filosofo morale della religione Cristiana e un dotto teologo. I principi della
dottrina nascono in primo luogo da Cristo e dalle Sacre Scritture nelle quali
non sono possibili critiche od interpretazioni a
differenza di tutti gli altri scritti seppur ispirati da dotti e sapienti
autori. Dalle
"Confessioni" di sant'Agostino, vescovo |
TUTTE LE OPERE DI SANT'AGOSTINO IN PDF |
San Tommaso d'Aquino dottore della Chiesa Cattolica.
Dagli scritti
...Duplice è l’ordine delle
scienze; alcune procedono da principi conosciuti mediante il lume naturale
della ragione, come la matematica, la geometria e simili; altre procedono da
principi conosciuti mediante una scienza superiore: come la prospettiva procede
da principi conosciuti mediante la geometria e la musica da principi conosciuti
mediante la matematica. E in questo modo la sacra dottrina (cioè la teologia) è
scienza perché procede dai principi conosciuti attraverso il lume di una
scienza superiore, cioè la scienza di Dio e dei santi.
Pensiero e ragione si possono conciliare, anzi,
la ragione serve agli esseri umani per interrogarsi
anche su alcuni enigmi di fede. Lo scopo della fede e della ragione è lo
stesso, se poi la ragione si trova in contrasto con la fede deve cedere a questa.
Noi possiamo denominare Dio a partire dalle creature, ma non in modo tale che il nome che lo significa esprima la sua
essenza così com'essa è.
Noi diciamo che Dio non ha nome o sta al di sopra di qualsivoglia nome dal momento che la sua essenza oltrepassa ciò che di Dio
possiamo comprendere con l'intelletto o significare con la voce.
Così com'è, il nostro intelletto, in questa vita, non lo conosce. Infatti,
"in questa vita noi lo conosciamo secondo quello che di lui si trova
rappresentato nelle perfezioni delle creature".
Qualsiasi nome lo significa in modo imperfetto, così come in modo imperfetto egli si trova rappresentato nelle creature.
Di Dio non possiamo sapere quello che è, ma quello che non è; non siamo in
grado di riflettere su come Dio sia, ma piuttosto su come non sia.
Dio non può essere alla portata del nostro intelletto, ma il modo più
perfetto di conoscerlo nello stato presente sta nel conoscere che egli è superiore a tutto ciò che il nostro intelletto è capace di
concepire, per cui ci uniamo a lui come a uno sconosciuto. Anche se la
Rivelazione ci ha fatto senza dubbio conoscere Dio più pienamente
manifestandoci perfezioni e proprietà ignote alla ragione naturale.
Dio si onora sì con il silenzio, non perché non si dica o non si conosca
nulla di lui, ma perché, qualsiasi cosa impariamo o conosciamo di lui, ci
rendiamo conto che la nostra intellezione ha fallito.
L'Unigenito Figlio di Dio, volendoci partecipi della sua divinità, assunse
la nostra natura e si fece uomo per far di noi, da
uomini, déi. Tutto quello che assunse, lo valorizzò
per la nostra salvezza. Offrì infatti a Dio Padre il
suo corpo come vittima sull'altare della croce per la nostra riconciliazione.
Sparse il suo sangue facendolo valere come prezzo e come lavacro, perché,
redenti dalla umiliante schiavitù, fossimo purificati
da tutti i peccati. Perché rimanesse in noi, infine, un costante ricordo di
così grande beneficio, lasciò ai suoi fedeli il suo corpo in cibo e il suo
sangue come bevanda, sotto le specie del pane e del vino.
Essendo l’Eucaristia il sacramento della Passione
di nostro Signore, contiene in sé Gesù Cristo che patì per noi. Pertanto tutto
ciò che è effetto della Passione di nostro Signore, è anche effetto di questo
sacramento, non essendo esso altro che l’applicazione in noi della Passione del
Signore.
O inapprezzabile e meraviglioso convito, che dà ai commensali salvezza e gioia senza fine! Che cosa mai vi può essere di più prezioso? Non ci vengono imbandite
le carni dei vitelli e dei capri, come nella legge antica, ma ci viene dato in
cibo Cristo, vero Dio. Che cosa di più sublime di questo sacramento? Nessun sacramento in realtà é più
salutare di questo: per sua virtù vengono cancellati i
peccati, crescono le buone disposizioni, e la mente viene arricchita di tutti i
carismi spirituali. Nella Chiesa l'Eucaristia viene offerta per i vivi e per i morti, perché giovi a tutti, essendo stata istituita
per la salvezza di tutti.
Nessuno infine può esprimere la soavità di questo sacramento. Per mezzo di
esso si gusta la dolcezza spirituale nella sua stessa fonte e si fa memoria di quella altissima carità, che Cristo ha dimostrato nella sua
passione. Egli istituì l'Eucaristia nell'ultima cena, quando, celebrata la
Pasqua con i suoi discepoli, stava per passare dal mondo al Padre. L'Eucaristia é il memoriale della
passione, il compimento delle figure dell'Antica Alleanza, la più grande di
tutte le meraviglie operate dal Cristo, il mirabile documento del suo
amore immenso per gli uomini.
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Tutta la "Summa Teologica" di San Tommaso d'Aquino.
Compendio delle "Summa Teologica"di San Tommaso d'Aquino.
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